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mercoledì 28 maggio 2014

Quando gli ultras salvano il calcio: la storia dell'Ebolitana

In questi giorni, mediante i media sportivi e non, tiene inevitabilmente banco il caso “Genny a’ carogna”, divampato assieme a tutte le sue diramazioni. Il mondo del calcio e dello sport italiano ha subito l’ennesimo brusco ridimensionamento in seguito a tali eventi, etichettando gli ultras e i tifosi più caldi delle società italiane come il cancro di questo sport. E come uno dei motivi principali del lento morire del pallone tricolore.

Il calcio, però, non è solo quello dei grandi e dei ricchi, delle copertine e dei media, dell'Inter, del Milan, della Juventus, o del Napoli e della Roma. Il calcio non è solo tifosi che fanno guerriglia, lanciano fumogeni o attaccano, venendo di rimando attaccati, dalle forze dell’ordine. Esistono tante microscopiche realtà in giro per l’Italia, soprattutto nei campionati minori, di cui non verrete mai a sapere niente. Perché il riflesso mediatico è limitato, e l'eco delle gesta dei piccoli non riesce mai fisiologicamente ad appartenere ai grandi.

Ebbene, anche (ed a maggior ragione) nell’inferno delle categorie minori sono accaduti clamorosi miracoli sportivi, promozioni raggiunte gettando il cuore oltre l’ostacolo, storie che vale la pena raccontare. Ed addirittura, una di queste, narra di una società...Gestita dai tifosi.

Detta così può sembrare una cosa assurda: ma quella che stiamo per sviscerare è la storia della mia città, Eboli, in provincia di Salerno. Per questo comune che conta poco meno di 40mila abitanti, l’8 Maggio del 2005 - esattamente 9 anni fa - è un giorno rimasto impresso nella memoria. La squadra del luogo, l’Ebolitana, vince il campionato di Eccellenza, conquistando la promozione in Serie D.

Fin qui nulla di straordinario: difatti l’evento che rendo storico e singolare l'avvenimento non è tanto la promozione in sé e per sé, ma le modalità con cui giunge. La società, difatti, meno di un anno prima rischiava il fallimento, dopo i numerosi debiti accumulati, ma venne salvata dall’intervento - tanto inatteso quanto provvidenziale - dei suoi stessi tifosi: non uno sceicco, non un magnate russo, non un italo-americano. Ma gli Ultras della Curva Nord.

Il capo della Curva, Armando Cicalese, acquistò il titolo sportivo della società dal Comune di Eboli, ed insieme ai suoi fedelissimi amici e sostenitori veraci dell’Ebolitana - tra cui Marco Forlenza, che vestì il ruolo di direttore generale - riuscì ad iscrivere la società al Campionato D’Eccellenza.

I problemi ovviamente erano tantissimi: i soldi dei soli ultras non bastavano a mandare avanti la società, per cui furono in breve organizzate collette benefiche in giro per il paese. Nel quale una semplice cassetta, a mà di salvadanaio, faceva da tesoretto, ed esortava chi volesse a donare qualcosa con la scritta “Per l’Ebolitana”. 

Per lavare magliette e uniformi da gara e allenamento i ‘dirigenti-ultras’ portavano le lavatrici da casa loro, per poi, a lavaggio compiuto, stendere i panni al sole ad asciugare. Proprio come farebbe una qualunque casalinga a casa sua. Magari come farebbe per i suoi figli.

La ‘sede ufficiale’ della società venne localizzata in una nota pizzeria del centro città, dove dirigenti e spesso anche giocatori si incontravano per riorganizzare le idee. Con grande umiltà, spirito di collaborazione (e i dovuti sacrifici economici), i tifosi dell'Eboli riuscirono nel miracolo di trascinare la società alla vittoria del campionato: un vero e proprio miracolo che ebbe la genesi nel grande spirito di fratellanza, spinto dalla necessità di doversi aiutare l’un l’altro pur non avendo un vero e proprio organo societario alle spalle. Come se voi e i vostri amici acquistaste la società della vostra città, dividendovi i ruoli dirigenziali. Come in gioco manageriale. Come in una favola a lieto fine.

L’8 maggio 2005, durante l’ultima partita di campionato contro gli ospiti del Cicciano, l’Ebolitana stacca il biglietto per la storica promozione, annientando gli avversari sulle ali dell’entusiasmo. Il presidente Cicalese ottiene il premio 'Fair Play' dalla Commissione di Eccellenza per aver portato la squadra ad un traguardo insperato. E intanto la storia fa il giro d'Italia, a maggior ragione quando il programma “Sfide” di Rai 3, gli dedica una puntata speciale.

PRECEDENTI - Non fu la prima volta che gli ebolitani aiutarono la loro squadra. In effetti nel 1989, quando a Eboli arrivò il campione brasiliano Dirceu (ex tra le altre di Atletico Madrid e Napoli), i tifosi fecero una colletta per regalare alla propria squadra un manto erboso degno del talento del calciatore carioca. “In estate gli altri andavano e a mare e noi rizzollavamo il campo”: queste le parole di Armando Cicalese, all'epoca ancora un 'normale' ultras.

Nel giorno della morte del centrocampista brasiliano, il 15 settembre 1995, lo stadio di Eboli venne dedicato alla sua memoria. Una memoria che, inevitabilmente, va a quegli anni. L'anno del miracolo sportivo degli ultras che salvarono e rinverdirono la storia. La loro stessa storia.

Filippo Folliero per Canale Napoli

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